Trattamento fanghi
Trattamento fanghi: coscienza ambientale e rispetto delle normative
Se obiettivo manifesto dei processi di trattamento chimico fisico dell’acqua è permetterne il riutilizzo, abbattendo il fabbisogno dell’azienda e, conseguentemente, l’impatto ecologico, anche i fanghi, ossia i residui delle operazioni di depurazione, sono soggetti a manipolazione. Il trattamento dei fanghi, infatti, è teso al miglioramento della qualità del rifiuto, in modo tale da poterlo riutilizzare, magari in agricoltura, o renderlo atto ad essere correttamente smaltito in particolari discariche. E ciò non solo per un, seppur lodevole, proposito ambientalista: il Decreto Legislativo n. 152 del 2006 impone, infatti, il recupero e il trattamento dei fanghi ottenuti della depurazione dell’acqua affinché possano trovare nuovo impiego.
Cosa sono i fanghi?
I fanghi, ossia il prodotto di scarto, non più utilizzabile internamente, si dividono in due grandi tipologie. I fanghi primari sono quelli ottenuti da una prima sedimentazione dei liquami: composti da un’alta percentuale di particelle solide e di materia organica, si degradano facilmente in assenza di aria e necessitano di una stabilizzazione biologica. I fanghi secondari sono fioccosi, ricchi di azoto e fosforo e sono il risultato della sedimentazione che si opera dopo aver sottoposto l’acqua al trattamento biologico. Entrambi hanno una elevata biodegradabilità e possono essere impiegati, dopo la lavorazione, in terreni poveri di humus, a patto che la presenza di metalli pesanti, fosforo, azoto e carbonio organico sia stata dichiarata innocua per l’agricoltura.
Modalità di trattamento dei fanghi
I risultati dei processi di depurazione dell’acqua sono, come si è visto, particolarmente instabili. Occorre dunque una adeguata lavorazione dei fanghi perché il composto non sia putrescibile. Le fasi del trattamento sono cinque, e precisamente: l’addensamento, la stabilizzazione biologica, la disidratazione e l’incenerimento. Ad un primo processo atto a ridurre il volume del materiale, fa seguito la “digestione” parziale dei fanghi e l’annichilimento dei batteri patogeni: il risultato, infine, viene sottoposto ad essiccazione e successivamente riutilizzato o smaltito come rifiuto speciale.